Carenza di medici di base in Italia: alcune proposte

La pandemia da COVID-19 ha messo in evidenza un dato evidente: la carenza dei medici di base nel nostro Paese. Questa categoria, infatti, è in netta diminuzione di personale, per una serie di motivazioni difficilmente opinabili.

In passato, invece, i medici di famiglia erano delle vere e proprie autorità sul territorio; godevano del rispetto dei pazienti, soprattutto nei piccoli centri, e potevano assicurarsi un trattamento economico conforme all’importanza che rivestivano. Al contrario, negli ultimi anni è iniziato un trend peggiorativo per la loro categoria: sono sempre meno e pagati peggio.

Recentemente, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione sui social, #laprovadel9, per tutelare i diritti di questa categoria professionale. Ma quali sono le ragioni dietro a questa situazione?

 

Quali sono i problemi segnalati

I numeri parlano chiaro: fino al 2018, l’Istat rivelava che in Italia, nel 2018, operavano 53.109 medici di base. Negli ultimi anni però, la perdita è stata provocata soprattutto dalla quantità importante di professionisti che è andata in pensione; si parla di almeno 1612 persone. A fronte di questa realtà, il ricambio generazionale non è stato in grado di coprire il deficit.

Nonostante questo, sono moltissimi i giovani che si iscrivono al corso per Medici di Medicina Generale, orientati ad intraprendere questa onorevole carriera professionale. Il corso è triennale e anche per la frequenza di questo corso è richiesta la stipula di un’assicurazione giovane medico con massimale di almeno € 1.000.000 e di una polizza infortuni.

L’appeal di questo corso non è granchè: il medico di base viene ancora oggi visto come un professionista con meno prestigio e competenza di un medico specialista. Tendenzialmente, si iscrivono i giovani medici che non riescono a passare il test d’ingresso per la scuola di specializzazione.

Tra il 2016 e il 2019 i posti disponibili per iscriversi alla scuola di formazione triennale di medicina generale, in tutto il territorio nazionale, sono stati solo 957; un numero in calo rispetto agli anni precedenti.

Inoltre, un’altra problematica che attanaglia il ramo della medicina generale riguarda la disparità di trattamento rispetto alle altre specializzazioni: la borsa di studio dello specializzando è circa 25.000 euro lordi annui: quella del corsista MMG non arriva a € 12.000.

Nella legge di bilancio del 2019 sono stati stanziati 10 milioni di euro in più per le borse di studio riservate ai medici di base. Per gli iscritti ai corsi di specializzazione, invece, la quota disposizione è di 68 milioni di euro nel 2021, che salirà inevitabilmente negli anni a venire. Questo risvolto è una conseguenza del mancato rispetto della normativa dell’Unione europea, in grado di garantire condizione identiche per tutti.

 

Quanto guadagna un medico di base

Sul fronte economico, in Lombardia un medico di base titolare di una mutua guadagna in media 48 euro a mutuato al mese, fino a un massimo di 1.500. Se supera i 1500 euro mutuati, non percepirà un aumento di stipendio, secondo le disposizioni. Quando però lavora in un piccolo centro abitato e il medico è solo uno, la prassi vuole che le cure non vengano negate a nessuno.

In linea generale, le retribuzioni vengono stabilite da un contratto nazionale di categoria che fa riferimento all’esperienza del medico e ai suoi titoli. Le modifiche avvengono sulla base della contrattazione collettiva.

Secondo l’ultimo accordo firmato, i guadagni vengono calcolati al lordo e includono diverse spese: da quelle per l’ambulatorio, fino all’aggiornamento professionale, senza escludere il pagamento di un eventuale sostituto in casi di assenza o di vacanza.

Discorso a parte meritano le visite a domicilio, le quali rappresenterebbero un extra, poiché il paziente le deve infatti pagare. All’atto pratico però, diventano un privilegio sempre più raro nel tempo, poiché – a causa del numero esiguo di medici – è richiesta la loro presenza fisica in ambulatorio.