Olio di palma: alcuni miti da sfatare

 

Cresce il numero delle aziende alimentari che fanno dell’assenza dell’olio di palma nella composizione dei loro prodotti un elemento di forza. È sempre più facile, infatti, imbattersi in pubblicità incentrate sul principio “senza olio di palma”. Un caso tra tutti è quello della Plasmon che, dopo aver colto le sollecitazioni provenienti dalle social mamme, ha lanciato sul mercato il nuovo biscotto privo dell’olio in questione. Ma cosa c’è di vero nel ritratto cupo che sempre più spesso viene fatto di questo ingrediente?

Conoscere l’olio di palma: ecco di cosa parliamo

Si tratta di un olio di origine vegetale, costituito prevalentemente da trigliceridi e acidi grassi saturi. Le palme da olio che vengono utilizzate per estrarlo sono la Elaeis guineensis, la Elaeis oleifera e la Attalea maripa.

L’olio di palma è nemico della salute?

L’olio di palma è sul banco degli imputati da tempo. È indicato come uno dei principali nemici della salute umana e sempre più spesso finisce nell’occhio del ciclone. Ma l’olio di palma fa male? Il portale donnafemminile.com dedica al tema numerosi articoli di approfondimento dove è possibile confrontare le diverse voci che si alternano nella discussione su questo argomento. Di recente si è alzata quella di Giuseppe Allocca, presidente dell’Unione italiana per l’olio di palma, che ha di recente organizzato a Roma una giornata informativa sul tema: “Olio di palma: parliamone”.

La posizione dell’Unione italiana per l’olio di palma

Secondo gli esperti riuniti dall’associazione esistono numerosi luoghi comuni e miti da sfatare sull’argomento. Il primo riguarda la possibilità di sostituire, con numerosi vantaggi, l’olio di palma con la colza, anche per tutelare l’ambiente. Non è così, i vantaggi non sono poi così evidenti. Soprattutto quelli per l’ambiente. In questo caso, infatti, servirebbe un numero di terreni da coltivare 5 volte maggiore a quello dell’olio di palma per avere la stessa quantità di prodotto. Prendendo in considerazione l’olio di girasole, servirebbe un numero di terreni 6 volte maggiore e 9 volte più grande per la soia e, infine, 11 volte in più per l’olio d’oliva. Anche i pesticidi impiegati per la tutela delle coltivazioni sono inferiori: per la palma servono circa 2 Kg a tonnellata di pesticidi, mentre il girasole ha bisogno di 6 kg per tonnellata, la colza 11 kg/t e la soia ben 29 kg/t.

E per quanto riguarda la salute?

L’accusa che viene spesso mossa all’olio di palma è quella di favorire l’aumento di grassi saturi nel sangue. Quanto c’è di vero? Per Allocca si tratta di un ingrediente che “contribuisce per meno del 20 per cento della quantità di grassi saturi che assumiamo giornalmente. Il restante 80 per cento viene, invece, da altri alimenti”. A spezzare una lancia a favore del consumo moderato ed equilibrato (come per tutte le altre pietanze) di olio di palma è anche Giorgio Donegani, Tecnologo alimentare e divulgatore scientifico, secondo cui “i grassi saturi servono all’organismo ma dovremmo assumerne troppi. È importante ricordare che il palma, come tutti gli ingredienti alimentari, non può essere demonizzato tout court. La comunità scientifica è concorde nell’affermare che all’interno di una dieta bilanciata, non presenta rischi per la salute e non c’è motivo di sconsigliarne il consumo purché non sia eccessivo”.