Nella maggior parte dei casi una piccola media impresa nasce dalle idee imprenditoriali e dal coraggio di una unica persona o di più elementi, talvolta legati tra loro da vincoli di parentela talvolta legati tra loro da vincoli di stima e amicizia.
In tutti casi la spinta propulsiva che spinge quell’individuo o quegli individui a fare impresa rappresenta, prima ancora dei capitali investiti, un importante patrimonio.
Un patrimonio che non deve mai essere sottovalutato, non deve mai sfiorire, non deve mai soggiacere a compromessi banali e scontati.
È il carburante di qualsiasi impresa e deve costituire l’effetto trainante per tutti coloro che collaborano e lavorano all’interno dell’impresa stessa.
Per una leadership la gestione di quel carburante, rappresenta il primo dei temi da affrontare.
Se sarà oculata e attenta, saggia e d’esempio produrrà grandi risultati, diversamente creerà solo problemi.
Ma esattamente cosa vuol dire, in un ambito aziendale, una gestione oculata, attenta, saggia ed esemplare?
Quì di seguito alcuni concetti che devono essere alla base di quei termini:
1) L’azienda non è una proprietà privata di uno o più individui, non è un microcosmo a disposizione di chi comanda, non è un stato dove chi è padrone regna.
L’Azienda è un sistema che deve produrre ricchezza e tutti coloro che vi lavorano, Presidenti, Capi o Titolari inclusi sono suoi servitori.
UN CAPO È IL PRIMO A DOVER CORRERE PER LA SUA AZIENDA
Osservazione banale? Non proprio.
In decenni di consulenza ho riscontrato che la maggior parte delle problematiche aziendali scaturiscono da un rapporto improprio tra chi gestisce e l’Azienda stessa.
Spesso ho sentito la frase “dopo tutto questa è come se fosse casa mia e si fa come dico io” proferita nei confronti dei Collaboratori o ancora peggio nei confronti dei Clienti.
Spesso ho dovuto constatare che il rapporto tra Proprietà e struttura era inavvertitamente e impropriamente intimo, tale da riversare nelle decisioni strategiche esigenze personali, familiari, istintive.
Spesso ho dovuto constatare che l’attività veniva vissuta dal o dai titolari come una estensione della propria vita privata, impedendo una lettura consona e oggettiva di un problema o di una strategia.
Un qualsiasi business deve rispondere ad una cultura d’impresa, specifica per la sua tipologia e per la sua storia, non deve essere la valvola di sfogo di esigenze personali, ogni deriva in questa direzione produce carenze e in una Azienda le carenze costano care.
2) Doti essenziale per un Capo sono la capacità di ascolto e l’autocritica, solo così si esaltano le proprie attitudini. Osservate i grandi Leader, prima di ogni decisione, confrontano, ascoltano, riflettono.
Nella storia delle Imprese, tutti i grandi capi sono stati grandi utilizzatori di consulenze.
3) Siate d’esempio, comandare vi sarà facile.
4) Se avete accumulato successi, godetene. Ma attenzione il delirio di onnipotenza è in agguato e più si è vinto e più facilmente si può diventare sue prede.
A conclusione di questo post voglio menzionare la frase di un capo indiano Yaqui.
Carlos Castaneda, scrittore antropologo, chiese ad un Capo Yaqui, un grande Capo Yaqui, di nome Don Juan, cosa significasse per la loro cultura essere un guerriero (verosimilmente un capo)
Don Juan rispose, “Un guerriero medita, si confronta, ascolta, riflette. Poi decide e va fino in fondo.”
Buon lavoro a tutti i Capi!
Roberto Menghini, consulente di marketing management – robertomenghini.it