Anna Cantagallo: Microbioti. I batteri presenti nell’intestino influenzano il nostro cervello.

L’ingente mole di batteri presenti nel corpo umano supera persino il numero delle cellule. I numeri, infatti, parlano chiaro: la presenza di cellule ammonta a 30 trilioni mentre contiamo più di 39 trilioni di batteri. In termini matematici questo significa che il rapporto tra unità biologiche e microbi è intorno all’1:1.

Dal momento che la maggior parte dei germi vive nel tratto intestinale, è bene sottolineare che ogni defecazione può capovolgere e stravolgere il rapporto in favore delle cellule. Questi numerosi “ospiti” possono essere riassunti nel termine “microbioti” e comprendono numerose entità suddivise nella popolazione di batteri, funghi, virus e protisti che convivono nel nostro corpo.

Come sostenuto dalla Dott.ssa Anna Cantagallo, “[…] questa popolazione multi strutturata e multi variegata, è dotata di una propria autonomia anche se, è stato dimostrato essere in costante e diretta interazione con il nostro cervello.” Non è, tuttavia, del tutto chiaro come funzioni questo processo.

Nel 1994 la Oxford University ha portato a termine un incredibile esperimento (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2526137/ ) che ha mostrato come dei ratti, nemici dei gatti per eccellenza, modificavano il loro comportamento quando venivano infettati dall’agente della Toxoplasmosi o, nel dettaglio, il Toxoplasma Gondii. Come esplicitato da Anna Cantagallo, “quest’ultimo è un protista che riesce a riprodursi solamente nell’intestino del gatto, mentre il resto degli animali (tra cui anche l’uomo), sono per lui degli “ospiti intermedi”, nei quali non gli è possibile riprodursi.”

I ricercatori hanno notato che, se il ratto era stato infettato dal battere Toxoplasma, aveva l’incomprensibile tendenza a preferire quei luoghi in cui aveva in passato orinato un gatto, portando, di conseguenza, il topo ad un tendenziale comportamento suicida.

Lo studio ha dimostrato che la presenza di questo battere riusciva a stimolare nel topo quell’attività neurale responsabile dell’attrazione sessuale quando quest’ultimo percepiva l’urina del gatto. Questo riusciva ovviamente ad aumentare il rischio che il roditore venisse mangiato dal gatto, permettendo al battere di arrivare nella sua flora intestinale e, finalmente, riprodursi.

Ma è possibile che un microrganismo minuscolo riesca a modificare il comportamento del suo ospite a tal punto da condurlo a comportamenti suicidi?

Nonostante questa ricerca, ad oggi, non erano presenti alcune prove su quanto i microbioti potessero influenzare il cervello nell’uomo. Per colmare questa lacuna, i ricercatori dell’Università della California (Los Angeles) hanno deciso di compiere un’analisi su un campione di 40 donne sane (http://journals.lww.com/psychosomaticmedicine/Abstract/publishahead/Brain_structure_and_response_to_emotional_stimuli.98803.aspx ).

Il team, dopo aver analizzato le feci delle donne per 16 anni, le ha suddivise in due diversi gruppi: 7 mostravano maggiori quantità del battere Prevotella, mentre le restanti 33 presentavano una predominanza del battere Bacteroides.

Successivamente sono state sottoposte ad una risonanza magnetica funzionale (fMRI) per comprendere se e quanto i microbioti riuscissero ad influenzare le caratteristiche anatomico-cerebrali e comportamentali delle donne.

Nel gruppo Prevotella i risultati hanno mostrato meno attività ippocampale (regione cerebrale coinvolta nella memoria) oltre a delle differenze strutturali delle regioni cerebrali che controllano processi sensoriali, attenzione ed emotività.

Il cluster Bacteroides ha invece dimostrato una maggiore attivazione delle regioni frontali, del cervelletto e dell’ippocampo mentre a livello anatomico presentava un ispessimento della materia grigia nella corteccia frontale (area del cervello coinvolta nell’elaborazione delle informazioni). Attraverso l’imaging di materia bianca e grigia i ricercatori riuscivano a discriminare i due gruppi con un’accuratezza rispettivamente del 66,7% e dell’87,2%.

Sicuramente questi risultati supportano la tesi a favore della presenza di interazioni fra il cervello, l’intestino ed i microbioti negli umani sani. Tuttavia, è bene sottolineare che, essendo uno studio correlazionale, non ha delle implicazioni causali.

Pertanto non è ancora stato dimostrato se i batteri causino dei cambiamenti cerebrali o se sono le diverse strutture cerebrali pre-esistenti ad essere predisposte a determinati batteri.