Mi metto le mie scarpe di pronto intervento e tutto il peso della settimana se ne va

Il ritmo della vita è cambiato, si è fatto più sedentario per alcuni e più solitario per tutti. Il servizio di volontariato nelle croce rossa, croce bianca e misericordie è un buon modo per dare il proprio contributo alla comunità e per tornare a sentirsi un essere che fa parte di una società. È sicuramente un dare, ma è anche un ricevere, innanzi tutto, in questo momento, un ricevere sotto forma di contatto umano, gratitudine e riconoscenza.

La settimana è lunga

 Molti Volontari sono definiti temporanei proprio perché attivati solamente in base alla loro disponibilità. Per quanto riguarda i lavoratori, la loro disponibilità è limitata soprattutto a turni notturni e a quelli del fine settimana, per ovvie ragioni. Sono invece gli studenti universitari e i pensionati coloro che riempono le file dei giorni infrasettimanali nelle ore diurne insieme a chi ha fatto del volontariato il proprio mestiere.

Ci si può immaginare che per chi lavora, arrivare al week end con tutta la stanchezza accumulata durante la settimana, sia un peso troppo gravoso aggiungere anche l’impegno del servizio di volontariato che si vuole prestare.

Paradossalmente, non è così.

L’attesa del fine settimana è spesso, per chi presta servizio in croce rossa, croce bianca, misericordie o protezione civile, il motivo che riduce ad un ottica relativistica le piccole difficoltà della propria settimana a semplici sassolini nella scarpa rispetto alle situazioni che si affrontano durante il servizio.

Il fine settimana

Il Volontario del week end – se vogliamo definirlo così – ha già pronta la sua divisa che, soprattutto se si tratta di volontari che prestano la propria opera nell’ambito medico, dovrà essere immacolata, come anche le scarpe di pronto intervento (spesso personalizzate secondo quegli elementi aggiunti dalla Soldini che aumentano la comodità, resistenza o adattano la calzatura alle particolari mansioni per cui si è formati e cui si viene assegnati).

Sembra strano, ma l’abbigliamento così evidente e rappresentativo del Volontario si rivela per lui, dopo poco tempo, quasi una seconda pelle, trovando le scarpe del pronto intervento più comode di quelle utilizzate tutti i giorni e tenendo alla divisa più che al resto del proprio armadio. La divisa è specchio di quel senso di appartenenza che è uno dei cardini su cui si radica la spinta che porta il Volontario a proseguire per anni ed anni il suo servizio all’interno delle associazioni prescelte.

Il volontario professionista

 Sembra un controsenso mettere nella stessa frase queste due parole, ma in realtà questo è quello che spesso accade: si inizia a prestare la propria attività di volontario dopo il corso di formazione e ci si ritrova catapultati in un mondo da cui non si riesce più ad uscire. Magari perché si è particolarmente portati, forse perché c’è un interesse personale che spinge a continuare la formazione iniziata, o ancora perché si può dare una maggiore disponibilità rispetto ad altri operatori, o ancora per tutti questi elementi messi insieme, possono portare ad un nuovo sbocco lavorativo anche quando l’iter non è iniziato con questo scopo specifico ma le circostanze e l’opportunità hanno poi portato a fare di un impegno saltuario e volontario una professione.

Come diventare volontari

Oggi i corsi di formazione, a causa del Covid, non possono essere più effettuati in presenza, ma questo non ha fermato la grande azione del volontariato, che continua ad essere attivo attraverso i corsi online per Volontari temporanei di croce rossa  che restano sempre un valido modo per rompere il nostro isolamento e tornare ad essere comunità.